ON THE ROAD
“Per andare dove amico?” “Non lo so ma bisogna andare”.
Jack Kerouac è sulla strada. Quante volte l’ho letto? Quattro, cinque volte? Forse. Forse anche di più. E il messaggio, quel “dobbiamo andare” forse io non l’ho mai capito. O forse si. E sono andato e tornato tante volte da non capire che in realtà fermo non so stare e non lo sono mai stato. Qui adesso si sta ascoltando musica con la M maiuscola, musica importante: Tom Waits gira da un bel pò di tempo sul lettore “and it’s six in the morning\i had to be on my way”. Oggi tutto, ma proprio tutto, mi ricorda la strada. Che poi per me anche prendere il treno alla mattina per andare al lavoro mi da l’idea del partire. Bè si, forse esagero. Però quella sensazione di essere “altro”, fuori da ogni possibile conoscenza, essere estraneo, mi da sempre l’idea del viaggio. Starmene li seduto e scrutare gli altri, inventarsi delle vite, quelle degli altri, è una emozione fortissima. Ma la strada, quella vera, quella di Kerouac, io ancora non l’ho trovata.
La strada che ti fa perdere.
Adoro perdermi. A sei, sette, otto anni puntualmente mi perdevo quel poco giusto per mettermi paura. Per scoprire poi a vent’anni che solo non ero. Mia madre vigilava dal balcone. Mi perdevo tra le cartacce e le ombre dei contadini che passavano ore ad innaffiare i campi.
Ancora la voce tirata di Tom Waits. E mi bagno le scarpe con tutti questi ricordi. E con questa ricerca infruttuosa. No, non l’ho mai capito Kerouac. O forse la strada è già qui dentro. Una Route 66 che si snoda tra cuore e cervello con mille curve e salite e tornanti e discese da sopportare.
Comunque sia caro poeta beat la tua strada è stato un successo. Grazie.
Jack Kerouac è sulla strada. Quante volte l’ho letto? Quattro, cinque volte? Forse. Forse anche di più. E il messaggio, quel “dobbiamo andare” forse io non l’ho mai capito. O forse si. E sono andato e tornato tante volte da non capire che in realtà fermo non so stare e non lo sono mai stato. Qui adesso si sta ascoltando musica con la M maiuscola, musica importante: Tom Waits gira da un bel pò di tempo sul lettore “and it’s six in the morning\i had to be on my way”. Oggi tutto, ma proprio tutto, mi ricorda la strada. Che poi per me anche prendere il treno alla mattina per andare al lavoro mi da l’idea del partire. Bè si, forse esagero. Però quella sensazione di essere “altro”, fuori da ogni possibile conoscenza, essere estraneo, mi da sempre l’idea del viaggio. Starmene li seduto e scrutare gli altri, inventarsi delle vite, quelle degli altri, è una emozione fortissima. Ma la strada, quella vera, quella di Kerouac, io ancora non l’ho trovata.
La strada che ti fa perdere.
Adoro perdermi. A sei, sette, otto anni puntualmente mi perdevo quel poco giusto per mettermi paura. Per scoprire poi a vent’anni che solo non ero. Mia madre vigilava dal balcone. Mi perdevo tra le cartacce e le ombre dei contadini che passavano ore ad innaffiare i campi.
Ancora la voce tirata di Tom Waits. E mi bagno le scarpe con tutti questi ricordi. E con questa ricerca infruttuosa. No, non l’ho mai capito Kerouac. O forse la strada è già qui dentro. Una Route 66 che si snoda tra cuore e cervello con mille curve e salite e tornanti e discese da sopportare.
Comunque sia caro poeta beat la tua strada è stato un successo. Grazie.
4 commenti:
provo questa sensazione ogni volta che salgo a cavallo della moto, e poco importa se alla fine del mio perdersi mi ritrovo sempre sotto l'ufficio per lavorare.... a volte la mente ha bisogno veramente di poco.
verissimo
e ogni giorno il perdersi non mi stanca...
Finalmente scrivi...mi piace la nuova veste:)
grazie!
Posta un commento