22 febbraio 2006

in piena facolta'




Io, Finardi Agnelo, voglio scrivere le mie intenzioni se mi capita qualche cosa. La maceleria mia, padre, nonno e avolo piu' antico da quanto si inventasi l'arte di scannare animali e metterli al banco per la gente, deve rimanere in famiglia e voglio continuarla a mio figlio Carmine che mo' mi aiuta a lavorare, finalmente!, essendogli passate le foie di altro mestiere che non sapevasi quale, lui, perché ha capito che di questi tempi s'arrischia a lasciare la vita sicura per tagliare l'aria. Mi perdona che un giorno volevo scannare pure a lui e metterlo al banco per commercio come fece mio zio col fratello, che nessuno se n'e' accorto per l'arte antica di tagliare la carne che ci da' sussistenza a tutta la nostra discendenza. La gente di paese sapevasi il zio scappato in America come un mariuolo coi soldi della famiglia, ma lo ha assaporato gradendo, cosi' come qualcuno ha assaporato il mio pezzo di dito perdutosi, pero' per disgrazia, mentre lavoravo, e scopertosi mancante allo sciacquo finale delle mani finitosi il lavoro. Carmine deve continuare il commercio con la licenza mia dell'autorita' che si puo' prendere e soccorrere tutta la famiglia nel bisogno che raccomandosi unita e affiatata. I due cognati si trovano la fatica e' meglio, oppure possono lavorare nella maceleria avendosi la necessita', ma comanda solo Carmine che continua la dinastia nella maceleria nostra onorata, e cosi' fara' mio nipote quando Carmine si sposa, finalmente, e fa il maschio come di dovere di primo figlio. Quando si Sposasi l'ultima figlia femmina, il quale marito sara' cognato pure lui, vale anche a lui come prima ho detto ai cognati. Le donne non lavorano nella maceleria, stanno a casa a governane figli, mariti e bestie. Desidero essere sepolto intero, nessun pezzo mancante. Amen. Finardi Agnelo

1 commento:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

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